Le esperienze digitali stanno diventando sempre di più degli status symbol, basti pensare che a partire dal 2017, l’economia esperienziale si fonde con esse dando vita alla così detta virtual experience economy. Accanto all’economia reale negli ultimi decenni si sta imponendo una virtual experience economy che, pur partendo dall’economia reale, la supera e la scompagina ogni momento di ogni giornata ed è costituita da quell’enorme massa di denaro che spostano i mercati finanziari anch’essi globalizzati grazie ad internet.
Ormai sono sempre più numerose le ricerche che tendono a confermare come il futuro dei consumi sarà sempre più legato alla realtà virtuale e in un mondo in cui le merci sovrabbondano e sono spesso equivalenti. Uno dei trend principali è il passaggio da un’economia in cui la domanda è costituita da consumatori di prodotti ad una nuova in cui i clienti sono alla costante ricerca di esperienze che vadano oltre il semplice acquisto.
Adesso ciò che determina la scelta non è tanto il cosa si trova in vendita, ma come il consumatore vive l’acquisto. La virtual experience economy rappresenta dunque, un mondo infinito e apparentemente senza limiti, in cui le contingenze legate a costi, accessibilità e capacità personali a cui siamo abituati, semplicemente non esistono più. In pratica, in un mondo in cui le merci sovrabbondano e sono spesso equivalenti, a determinare la scelta, per esempio, tra decine di cellulari e altrettanti tipi di abbonamento, oggi non sono i “Features & benefits”, ovvero informazioni oggettive come velocità di connessione o ampiezza del pacchetto dati, ma fattori emotivi. I consumatori, infatti, desiderano essere coinvolti in tutto il processo che inizia dalla decisione di acquisto, passando per la scelta del prodotto fino all’acquisto e godimento dello stesso. Tuttavia, nonostante questo trend dipenda indissolubilmente dalla tecnologia, la Virtual Experience Economy richiede una conoscenza approfondita del comportamento umano.